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Francesco Clemente al Museo ALBERTINA

Aggiornamento: 17 gen 2023

Sono contro tutto ciò che è dogmatico, immobile, statico; anche per ragioni di linguaggio contemporaneo. Sono sempre stato consapevole dell'indispensabile bisogno di immergere qualsiasi tipo di rivelazione in un bagno curativo di ironia, distanziamento e frammentazione. Ho fatto ricorso a tutta una serie di strategie per mettere l'immagine in prospettiva. Non mi interessa un'immagine che sia ipnotica, immobile e fissa una volta per tutte; Voglio renderla dinamica... l'immagine è così com'è, ma potrebbe anche essere altrimenti. Francesco Clemente


La personale dedicata a Francesco Clemente, tra i grandi protagonisti della Transavanguardia e oggi dell'arte figurativa internazionale, in apertura il prossimo 27 luglio al Museo ALBERTINA di Vienna, si prospetta come uno degli eventi culturali più attesi della stagione.


La mostra è anche occasione per celebrare e promuovere la donazione all'istituzione austriaca della Collezione Rafael e Teresa Jablonka, avvenuta nell’autunno del 2019: 400 opere in prestito permanente.

Rafael Jablonka - il leggendario gallerista, mecenate e collezionista di arte tedesca e americana degli anni Ottanta con eccezionali lavori di Francesco Clemente, Mike Kelley, Eric Fischl, Richard Deacon solo per citarne alcuni - ha curato l'esposizione in stretta collaborazione con l'artista.

Oltre alle opere di Clemente provenienti dalla Collezione Jablonka, sono esposte a Vienna anche molte altre opere chiave dell’artista dalla Collezione ALBERTINA.


Francesco Clemente, Hermaphrodite, 1985. Gouache su carta indiana pondicherry realizzata a mano.

ALBERTINA, Wien – The JABLONKA Collection

© Francesco Clemente


Francesco Clemente ha sempre operato nella direzione di un intenso nomadismo nella sua vita privata così come nella sua opera. In quest’ultima la poliedricità di tecniche e supporti ha trovato negli anni sostegno nel leitmotiv dell'immaginazione, del simbolismo, della ripetizione e in una profonda ricerca sul mito e i rituali.


Un focus importante è dedicato in mostra agli autoritratti dell'artista, tema ampiamente esplorato da Clemente sia su carta che su tela per interrogare l'idea del sé, dove il corpo dell'artista – esagerato e frammentato nei suoi dettagli come occhi o mani – fluisce nello sfondo senza soluzione di continuità.

"Attraverso l'autoritratto – scriveva Salman Rushdie nel 2006 – Clemente interroga ciò che più conosce meglio, ma si confronta anche con la più polimorfa delle forme, enfatizzando la continuità e il cambiamento, la superficie e la profondità, la maschera e il teschio. Quanto più guarda al proprio volto tanto più comincia a sentire che la metamorfosi, l'arte del proteiforme, può trovarsi più vicino alla verità circa la forma della propria rappresentazione e questo, infine, è il motivo per cui le nuove immagini di se stesso di Francesco Clemente sono così interessanti . Clemente è un metamorfo per eccellenza - attore, clown, maschera, avatar - e, scivoloso come il leggendario Vecchio Uomo del Mare della mitologia greca, scivola via quando cerchi di inchiodarlo".


Francesco Clemente, Self-Portrait with Eyes, 2002. Olio su tela.

ALBERTINA, Wien – The ESSL Collection © Francesco Clemente


Francesco Clemente, Self-Portrait in White, Red and Black I, 2008. Pastello su carta.

ALBERTINA, Wien – The JABLONKA Collection

© Francesco Clemente


Un ulteriore highlight dalla mostra è rappresentato dal libro d'artista del 1983 - La partenza dell'argonauta - che ha significato l'inizio della sperimentazione di Clemente con l'illustrazione testuale e le tecniche litografiche.

Pubblicato nel 1917-1918, La partenza dell'argonauta è un libro di Alberto Savinio (1891-1952) che, inviato in Grecia come interprete durante la prima guerra mondiale, novello Giasone, documentò il suo viaggio da Ferrara a Salonicco come una sorta di diario di guerra, traslato in un testo ricco di riferimenti culturali.

Presso l'ALBERTINA sono allestite 48 litografie in bianco e nero di Clemente che illuminano di nuova luce l'originale saga autobiografica di Savinio, traducendo su carta riflessioni interiori su concetti cari all'artista quali la concentrazione e il movimento, la simmetria e la crescita.

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