È stata presentata ieri al pubblico al Museo del Novecento di Milano, in un rinnovato allestimento, la Collezione Gianni Mattioli, dal 1973 dichiarata indivisibile dallo Stato Italiano e nel 2021 donata in comodato d’uso per cinque anni al Comune di Milano dall’erede Mattioli, il nipote Giacomo Rossi.
Ventisei i capolavori esposti, tra i più significativi della storia dell’arte italiana: dagli interpreti dell’Avanguardia Futurista Boccioni, Balla e Carrà, alla Metafisica di Mario Sironi, sino ai dipinti di Giorgio Morandi, cui è dedicata un’intera sala.
L’allestimento è stato curato dall’architetto Italo Rota, in collaborazione con Artemide srl per l’illuminotecnica e il Gruppo Molteni per le sedute (a firma Vincent Van Duysen).
Gianni Mattioli decise di iniziare la sua collezione d’arte sulla spinta dei tragici eventi bellici della seconda guerra mondiale: nel 1943 fu testimone della prima strage di ebrei compiuta in Italia dalle truppe di occupazione naziste, a Meina sul Lago Maggiore e s'impegnò dunque in prima persona per far fuggire in Svizzera gli ebrei ancora rimasti a Milano.
Mattioli attribuiva all'arte la capacità di elevare l’uomo dai suoi istinti più bestiali, consentendogli di ritrovare una nuova umanità.
Sollecitato e attratto sin da giovane dall’arte delle avanguardie grazie alla frequentazione del gruppo riunitosi in Galleria Vittorio Emanuele a Milano attorno a Filippo Tommaso Marinetti, Fortunato Depero e all’imprenditore e collezionista Fedele Azari, Gianni Mattioli cominciò a collezionare - avendone la disponibilità economica - solo dopo la fine della seconda Guerra Mondiale, con lo scopo preciso di raccontare la storia dell’arte italiana del Novecento attraverso gli esempi più significativi a partire dal Futurismo come avanguardia storica internazionale.
Materia 1912-1913, straordinaria tela di Umberto Boccioni caratterizzata dalla fusione tra la figura della madre e l'ambiente, fu acquistata nel 1949; l’ultima opera di Boccioni ad entrare nella sua raccolta, Dinamismo di un ciclista del 1913, espressione perfetta del movimento come forma unica, fatta di corpo e spazio, fu acquistata nel 1955.
Dal 1950 al 1965 Gianni Mattioli iniziò un'importante opera di divulgazione, aprendo a visitatori, giornalisti e addetti ai lavori il suo appartamento-museo in Via Senato e prestando le sue opere a tutte le principali esposizioni di arte italiana all’estero.
Umberto Boccioni. Forme uniche della continuità nello spazio, 1913. Museo del Novecento Milano, Galleria Futurista. Credit: Margherita Gnaccolini
Museo del Novecento Milano, Galleria Futurista. Credit: Margherita Gnaccolini
Museo del Novecento Milano, Galleria Futurista. Credit: Margherita Gnaccolini
Sala Carlo Carrà, Arturo Martini, Mario Sironi. Museo del Novecento Milano, Galleria Futurista. Credit: Margherita Gnaccolini
Umberto Boccioni. Materia, 1912-1913. Collezione Mattioli
Umberto Boccioni. Dinamismo di un ciclista, 1913. Collezione Mattioli
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